Intervista a Walter Laguna.
Il giorno 16 marzo il C.C.R. (Consiglio Comunale dei Ragazzi) ha intervistato Walter Laguna, in municipio con lui c’era sua figlia Carla Laguna che ci ha raccontato la sua storia.
Si è presentato e noi gli abbiamo fatto varie domande sul suo passato.
Quali sono stati gli eventi più importanti della sua vita?
“Quelli in tempo di guerra perché mi hanno fatto cambiare molto il modo di vivere e di pensare. Dopo sono partito per l’Australia e anch’io ho avuto il mio duro lavoro perché, quando arrivi sei uno straniero però mi sono fatto valere come persona e con la mia attività di pittore-lavoratore” .
Prima che iniziasse la seconda guerra mondiale lei era per intervenire oppure no?
“Non c’era libertà di scelta. Mi ricordo, per esempio, che mi trovavo a Belluno sotto il palco, dove Mussolini stava facendo il suo discorso e io stavo ascoltando ogni sua parola. Lì c’erano molte guardie investigative mescolate alla folla che circondava il palco, ad un certo punto Mussolini urlò: “ Volete burro o ca….” non fini di pronunciare la frase che le guardie investigative urlarono CANNONI!!! Così la folla urlò cannoni! Un ragazzo non disse cannoni ma disse “burro” e si prese un calcio nel sedere dal maestro. Per questo non c’era libertà di scelta”.
Come era Lozzo di Cadore durante la seconda guerra mondiale?
Walter ci ha raccontato che era difficile vivere in paese per diversi motivi: per la fame ma anche per la paura di essere catturati dai tedeschi e di essere “messi al muro”, lui ci ha raccontato che è stato “messo al muro” due volte e perciò scappava appena sapeva che i tedeschi sarebbero arrivati in paese. Ci ha detto che si nascondeva giù vicino al Piave, nei buchi lungo le sponde, ma se non faceva in tempo correva su verso il Revis e, più tardi, fischiava a suo fratello per sapere se i Tedeschi fossero ancora in paese. Se la risposta era negativa scendeva e tornava a casa.
Ieri e oggi com’ è cambiato il paese?
“Una volta la vita nel paese era basata sull’ agricoltura, tutta la campagna era lavorata a patate, grano-turco, canapa e altre cose. Si andava a falciare l’erba in montagna. Con l’avvento delle fabbriche di occhiali la campagna è stata abbandonata. E’ cambiato anche il modo di spostarsi, una volta ci si muoveva a piedi, si faceva molta fatica per andare a scuola soprattutto d’inverno.”
Oggi le nostre radici vengono sempre più dimenticate, cosa si può fare perchè questo non avvenga?
“Anche qui in montagna ci sono giovani che vanno a scuola e che studiano ma purtroppo non trovano molto lavoro e devono cercare altrove. Conoscere le tradizioni è importante.”
Perché secondo lei il paese si è spostato più in basso ?
“Nel 1310 si è mossa la frana di Mizzoi e ha portato via una parte del paese, il paese quindi si spostò verso il basso. Nel 1830-40 Broilo non esisteva. Prima c’era solo la campagna si è spostato anche il percorso del Rio Rin lasciando il posto alla borgata Laguna.”
Che cosa ne pensa dell’abbandono progressivo di queste terre ?
“Ho girato tante città ma il posto più bello è Lozzo anche se ci sono buche nelle strade! Ma ringrazio di vedere ogni giorno l’ anfiteatro delle montagne che mi circondano. Non mi piace l’abitudine della gente di chiacchierare e parlare fino ad ingrandire le notizie.”
La nascita e lo sviluppo della tecnologia cos’è cambiato?
“Una volta non c’era tecnologia e la comunicazione era lenta, oggi si riesce a comunicare in tempo reale con gente che sta dall’altra parte del mondo. Nel ‘39 a Lozzo c’erano solo una radio e un telefono.”
Quali tradizioni erano entusiasmanti?
“S. Lorenzo, la Madonna del Rosario, Natale e Carnevale che era il più festoso. Durante il Carnevale si facevano scherzi e ci si divertiva, per noi era un giorno di allegria e si usava annerire le ragazze.”
Cosa significano le maschere?
“Significava travestirsi, i bambini si travestivano e andavano per le case.”
Le modalità i giorni?
“ Si festeggiava il venerdì e la domenica.”
Chi è lo Smotazin?
“ Era una maschera rossa e chi la portava era vestito di rosso e in mezzo a le due briglie c’era una ragazza che ballava. La maschera era stata fatta da un signore “burlone”.
L’arte del campanotto, l’ha mai suonato? Cosa ne pensa? Che significato ha?
“Ancora adesso che ho 93 anni ho un nodo allo stomaco, facevo parte della fanfara, avrei voluto tanto imparare a suonare il campanotto ma i tre che lo suonavano mi lasciavano guardare ma non mi hanno mai fatto suonare. A Natale loro passavano per le case e si davano soldi, fagioli, ma quando li ho visti a casa mia ho detto a mia mamma di non dargli niente, ero arrabbiato con loro. ”
Ha mai sentito parlare del consiglio comunale dei ragazzi (C.C.R.)?
“Sì, sapevo di un sindaco che decideva per i giovani alcune attività.”
Che cosa ne pensa?
“Che è una cosa buonissima! Creare una specie di comunità dove ci si aiuta.”
Walter chiude l’intervista così:
“Anche adesso, ma anche quando sarete grandi cercate di essere sempre umili e gentili con gli altri e curiosi di imparare cose nuove perché non si sa mai abbastanza, fatelo sempre.”
Vera Laguna e Viviana Doriguzzi