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Il Forte di Col Vidal

Sull’altopiano di Pian dei Buoi, guardando verso est, verso il mote Tudaio, è possibile scorgere una costruzione di una certa imponenza, è il Forte di Col Vidal, o meglio, quello che resta di questa fortificazione che faceva parte del sistema “Cadore – Mae”, una rete di difesa che avrebbe dovuto proteggere l’Italia da una possibile invasione del nemico da nord.

“(…) Alla fine dell’800 comincia la difesa delle frontiere montane, sia risistemando le vecchie strutture austriache (I generazione), sia erigendo ex novo barriere difensive di concezione moderna. Le zone prese in considerazione sono quelle che vanno dalla Valsugana alle sorgenti del Piave.
I settori strategici più importanti erano il settore degli altipiani di Folgaria, Asiago e Lavarone, lo sbarramento Brenta – Cismon e nel bellunese la “Fortezza Cadore – Maè”.
Tutto questo sistema di fortezze si dimostrerà desueto quasi subito durante il conflitto, soprattutto grazie alle nuove strategie belliche (mezzi motorizzati, aeroplani, mitragliatrici , tecnologie chimiche ecc) , e tranne una prima fase definita “guerra dei forti”, che comunque non interessò la zona cadorina, troppo lontana dalla linea del fronte, per lo più queste ebbero ruoli logistici.(…)” (fonte: tesi di laurea dell’architetto Giulia Nassivera*)

Oggi è facile riconoscere il forte perché si trova proprio sotto una enorme ed impattante antenna per la telefonia a forma di traliccio rosso e bianco.
fortificazioni collateraliIl Forte di Col Vidal di trova a quota 1880 s.l.m. e ad esso si accede da Lozzo lungo la strada appositamente costruita , detta “Strada del Genio”.

Il progetto dell’opera di Col Vidal nacque nel 1909 e nello stesso anno il governo assegnò i primi fondi necessari all’avvio dei lavori.
Nel 1915 l’intero forte era compiuto e nell’estate di quell’anno si poteva provvedere al suo armamento.

caserma vidal basso

L’edificio principale, che si affaccia su una grande spianata, è una grande caserma la cui facciata misura circa 80 metri di lunghezza ed 7 metri di altezza ed è piuttosto elegante e ben disegnata.
All’estremità destra dell’edificio si sviluppa l’ala che ospitava i servizi igienici, vasche e pozzi.
A sinistra troviamo tra grandi stanze destinate al ricovero dei soldati, 7 locali adibiti a uffici e magazzini e la tromba delle scale per accedere al piano superiore.
Il piano superiore era adibito a camerate, come si può dedurre dai numerosi infissi metallici che servivano a sostenere i letti a castello, ma aveva anche locali più piccoli per vari usi.
Un’intercapedine, larga 50 cm, correva tutto intorno al fabbricato per isolarlo dall’umidità e da infiltrazioni.

caserma vidal alto

400 metri più a monte si arriva alla seconda caserma, scavata nella roccia viva, la cui facciata, lunga circa 45 metri e alta fino a 9,5 metri, è dotata di quattro grandi parti e numerose finestre che le conferiscono una certa eleganza.
Questo edificio ospitava i generatori di corrente, un grande forno, depositi e servizi igienici.
Nella parte interna corre un corridoio che collega tra loro le singole stanze e porta ad una rampa, quasi un cunicolo, che conduce alla più elevata batteria corazzata.

batterie corazzate 2

La batteria corazzata consisteva in un blocco di calcestruzzo di forma rettangolare e leggermente spiovente per l’acqua piovana. La sua estremità portava ad un osservatorio blindato.
Nei 4 pozzi della batteria si trovavano altrettanti cannoni e postazioni di piccoli calibri.
A questo livello si trovavano anche tre stanze usate come laboratori per il confezionamento delle cariche esplosive.

Oltre al sistema del forte su tutto l’altopiano e sui versanti della montagna vennero costruite varie tipologie di fortificazioni, Pian dei Buoi era diventato una vera fortezza.

Anna

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Giulia Nassivera (intervista)

Giovane architetto, ha elaborato la sua tesi di laurea proprio studiando i resti del forte ed ipotizzando un suo restauro a scopo turistico – culturale.

“L’obiettivo della tesi è il recupero di una fortificazione della Prima Guerra Mondiale, considerando e prendendo in analisi non solo l’oggetto in sé, ma anche il suo ruolo all’interno di un sistema territoriale.

L’intero svolgimento prende infatti come principio fondamentale il presupposto che la conservazione di un patrimonio, che in origine era inserito in un sistema di connessioni strategiche, sia fisiche che visive, non possa essere conservato singolarmente, senza considerare la sua principale caratteristica, ovvero quella di essere parte di un sistema.”

Giulia NassiveraGiulia Nassivera 2

 Giulia Nassivera durante la lezione alla Scuola media di Lozzo

Fonti:
• Il Forte di Col Vidal – W. Musizza – G.De Donà – D.Frescura, Ed. Ribis, 1990
• Tesi di laurea e lezione alla Scuola media di Lozzo del 16/05/14 dell’architetto Giulia Nassivera